Gli esseri umani dei nostri giorni non hanno ancora chiaro un concetto: tutto ciò che noi in realtà afferriamo, muore. Pensiamo di poter controllare la vita, di portare ogni ambito della nostra esistenza alla perfezione, ma ci dimentichiamo che tutto ciò non è nelle facoltà della natura umana: la natura stessa cambia in continuazione e così sarà sempre nella vita.
La vita è un viaggio e molte sono le forze che ci guidano, una di queste è rappresentata dal desiderio. Il desiderio genera movimento. Il movimento verso l’oggetto del desiderio. Che è la vita.
“In verità si dice anche che l’uomo è fatto di desiderio: ma quale è il desiderio tale è la volontà, quale è la volontà tale è l’azione, quale è l’azione tale il risultato che ne consegue.”
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Ma non è necessario che le cose debbano andare secondo i nostri desideri per essere felici, e non possiamo basare tutta la nostra vita nel pretendere questo. Desiderare insaziabilmente è immaginare che la felicità sia procurata dal possesso di qualcosa.
Questa illusione colora la nostra percezione e ciascuno vede quello che desidera e non la realtà, nello stesso modo in cui chi guarda dentro uno specchio coperto di polvere non riesce a vedere il proprio vero volto.
Quando si cerca di controllare qualcosa si esce dal flusso della vita, quindi diventa necessario imparare il meccanismo del vivere con le mani e le braccia aperte, in segno di accoglienza, non di controllo. L’attaccamento alle cose e alle persone è una vera prigione che ci lega all’infelicità e ci condiziona in ogni istante della nostra vita.
Noi pensiamo troppo spesso che la felicità passi attraverso il desiderio, quante volte nella nostra mente udiamo frasi del tipo: “Come sarei felice se avessi una casa come quella che desidero”, “ La mia felicità l’avrò quando incontrerò la persona giusta”; oppure “Se al mio compleanno riceverò quel regalo, sarò la persona più felice al mondo”. Questi sono i desideri che ci “imprigionano”, il pensare che senza quella cosa lì, o quella persona lì, noi non possiamo essere felici.
Per vivere senza attaccamento e liberi dalla prigione del desiderio, è necessario imparare a riappropriarsi del momento presente , avere fiducia che in questo preciso momento è possibile essere felici ed appagati e lasciare andare l’ attaccamento che ci lega alle persone e alle cose.
L’attaccamento ai desideri genera conflitto e ansia. Ego e attaccamento ai desideri sono sinonimi. Non ci può essere pace finché siamo dominati dai desideri.
L’attaccamento è come un virus, ci ammala l’anima, ci conduce fuori dalla vita, ci estranea dalla realtà.
Il costruire false desideri e lo spostare l’ attenzione delle persone su ciò che non si ha è inoltre il perno che muove il sistema economico attuale. La pubblicità è una macchina per generare sempre nuovi desideri, fonte di stress e agitazione, con la promessa che attraverso la loro soddisfazione otterremo la felicità.
Questa promessa è falsa. E’ l’opposto di ciò che insegna ogni tipo di cammino spirituale. L’economia e la pubblicità ci ancorano ad una visione materialista dell’essere umano, ove la gioia dell’essere non può venire sperimentata.
Bisogna uscire da questo sistema che ci vuole inconsapevoli pedine e per farlo bisogna imparare ad osservare i propri desideri, senza attaccarci, senza far dipendere la nostra felicità dalla loro realizzazione, e pian piano i desideri si faranno più rari, perché non li carichiamo di attenzione ed energia.
La nostra attenzione si sposta gradualmente dai desideri e dai loro oggetti allo spazio entro cui sorgono, lo schermo della nostra consapevolezza. Allora cessa la dipendenza dai desideri e rimane lo stato desiderante, che è uno stato di amore.
Questo non vuol dire rinunciare a desiderare, perseguire il “Non attaccamento” non vuol dire non godere della ricchezza e della pienezza della vita, poiché la vita è pienezza ed abbondanza ma ricordarsi sempre che tutto può passare, trasmutare in continuazione, da un momento piacevole ad uno meno piacevole o addirittura doloroso.
Una delle chiavi per uscire da questa prigione è quella di imparare a coltivare il Distacco, che non significa rinunciare alle cose, ma cercare di raggiungere raggiungere quello stato di calma che permette di esser presenti in ogni situazione e a non identificarsi con qualsiasi emozione, ricordo sensazione che invada improvvisamente la coscienza.
Il secondo punto è l’accettazione.
Quando accettiamo di poter essere felici in ogni momento, siamo destinati a vivere in pienezza e non ci sarà nessun desiderio che ci lega, perché non ne avremo più bisogno.
Allora con una nuova consapevolezza e abbandonato l’attaccamento i desideri diventano la nostra nuova guida.
” Il desiderio è la via della vita. Se non ammetti di fronte a te stesso il tuo desiderio, allora non seguirai te stesso, ma strade strane che altri hanno tracciato per te.
Così non vivi la tua vita, ma una vita estranea”
Carl Gustav .Jung, – Il Libro Rosso