LA REALTA’ MISTIFICATA – LE 10 REGOLE DEL CONTROLLO GLOBALE DI NOAM CHOMSKY

Viviamo in un mondo sempre più connesso, ci stiamo in qualche modo avvicinando alla struttura più sottile dell’ Universo.

Se da una parte questo ci porta ad ampliare la nostra rete di conoscenze e di relazioni, dall’altra ci pone tutti sempre più sotto controllo.

Nel secolo scorso  la “Propaganda” ha avuto uno ruolo fondamentale nella  nascita e lo sviluppo dei grandi sistemi totalitari come il Nazismo e lo Stanilismo. Oggi la situazione è cambiata, ma la propaganda da parte dei governi non è certo diminuita, anzi si è evoluta ed è diventata più sottile e più sudbola.

Così come Il mago cerca sempre di spostare l’ attenzione del pubblico dal punto dove c’è il trucco e l’inganno, allo stesso modo il “ sistema” usa metodi simili per farci credere di esser liberi quando invece ci tiene tutti intrappolati in una sorta di prigione invisibile. Ogni tanto qualcuno prova ad fuggire e ci riesce pure, oggi sempre più persone profano a farlo e si sta cominciando ad aprire qualche crepa fra le mura del sistema di controllo.

Per fuggire è necessario prima di tutto conoscere molto bene la struttura e i  difetti della prigione. Alcuni grandi pensatori moderni hanno portato all’ attenzione di un sempre maggiore  numero di persone la struttura del sistema di controllo globale.

Fra questi il più conosciuto e Noam Chomsky padre della creatività del linguaggio, definito dal New York Times “il più grande intellettuale vivente”, e di seguito spiega attraverso dieci regole  come sia possibile manipolare e mistificare la realtà.

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Le 10 regole del controllo sociale

1) La strategia della distrazione, fondamentale, per le grandi lobby di potere, al fine di mantenere l’attenzione del pubblico concentrata su argomenti poco importanti, così da portare il comune cittadino ad interessarsi a fatti in realtà insignificanti. Per esempio, l’esasperata concentrazione su alcuni fatti di cronaca (Bruno Vespa é un maestro).

2) Il principio del problema-soluzione-problema: si inventa a tavolino un problema, per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare. Un esempio? Mettere in ansia la popolazione dando risalto all’esistenza di epidemie, come la febbre aviaria creando ingiustificato allarmismo, con l’obiettivo di vendere farmaci che altrimenti resterebbero inutilizzati.

3) La strategia della gradualità. Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. E’ in questo modo che condizioni socio-economiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni 80 e 90: stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.

4) La strategia del differimento. Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, al momento, per un’applicazione futura. Parlare continuamente dello spread per far accettare le “necessarie” misure di austerità come se non esistesse una politica economica diversa.

5) Rivolgersi al pubblico come se si parlasse ad un bambino. Più si cerca di ingannare lo spettatore, più si tende ad usare un tono infantile. Per esempio, diversi programmi delle trasmissioni generaliste. Il motivo? Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni, in base alla suggestionabilità, lei tenderà ad una risposta probabilmente sprovvista di senso critico, come un bambino di 12 anni appunto.

6) Puntare sull’aspetto emotivo molto più che sulla riflessione. L’emozione, infatti, spesso manda in tilt la parte razionale dell’individuo, rendendolo più facilmente influenzabile.

7) Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità. Pochi, per esempio, conoscono cosa sia il gruppo di Bilderberg e la Commissione Trilaterale. E molti continueranno ad ignorarlo, a meno che non si rivolgano direttamente ad Internet.

8) Imporre modelli di comportamento. Controllare individui omologati é molto più facile che gestire individui pensanti. I modelli imposti dalla pubblicità sono funzionali a questo progetto.

9) L’autocolpevolizzazione. Si tende, in pratica, a far credere all’individuo che egli stesso sia l’unica causa dei propri insuccessi e della propria disgrazia. Così invece di suscitare la ribellione contro un sistema economico che l’ha ridotto ai margini, l’individuo si sottostima, si svaluta e addirittura, si autoflagella. I giovani, per esempio, che non trovano lavoro sono stati definiti di volta in volta, “sfigati”, choosy”, bamboccioni”. In pratica, é colpa loro se non trovano lavoro, non del sistema.

10) I media puntano a conoscere gli individui (mediante sondaggi, studi comportamentali, operazioni di feed back scientificamente programmate senza che l’utente-lettore-spettatore ne sappia nulla) più di quanto essi stessi si conoscano, e questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un gran potere sul pubblico, maggiore di quello che lo stesso cittadino esercita su sé stesso.

Si tratta di un decalogo molto utile. Io suggerirei di tenerlo bene a mente, soprattutto in periodi difficili come questi.

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