I 7 Specchi Esseni. Come Vedere negli altri il riflesso di se stessi

Ognuno ha una sua verità, ognuno una strada da percorrere e un suo “mondo” da decifrare, ecco perché quando stiamo comunicando le nostre verità a un’altra persona, in realtà stiamo parlando a noi stessi.

Questo è un concetto che dobbiamo applicare da subito quotidianamente se vogliamo uscire dalle sofferenze. Se si sbatte continuamente la testa invece di aprirla, si continua inevitabilmente a farsi del male.

Se vogliamo vedere il nostro volto ci guardiamo in uno specchio e questo riflette la nostra immagine esteriore. L’immagine riflessa rimanda esattamente ciò che siamo, come vibriamo, ed è la nostra percezione a creare la nostra realtà.
Allo stesso modo se vogliamo vedere la nostra interiorità , questa possiamo percepirla tramite le persone che sono presenti nella nostra vita, esse sono infatti ll volto riflesso del nostro mondo interiore.

Questi concetti erano già chiari in tempi antichi, ma molto del materiale e della conoscenza che indicavano le strade per un percorso interiore, è andato perduto, o dimenticato.

Una storia ci racconta di una scuola iniziatica, quella degli Esseni, i quali idearono una tecnica di sviluppo dell’auto-conoscenza ; quella dei sette specchi.
Gli Esseni furono un gruppo ebraico di incerta origine, nato forse attorno alla metà del II secolo a.c. organizzato in comunità monastiche isolate di tipo eremitico .
Gran parte dei documenti storici sugli esseni derivano dai ritrovamenti archeologici nel sito di Quran , i famosi Papiri del Mar Morto, alcune leggende raccontano che pure lo stesso Gesù potesse essere stato un esseno.
Dopo la distruzione della palestina ad opera dei romani del 68 d.c.la cultura degli esseni andò dispersa , ma alcuni manoscritti, sono stati riportati alla luce e studiati e analizzati da Gregg Braden, ricercatore e autore di numerosi best seller di fama mondiale.

Di seguiti si riporta una sintesi di questa antica tecnica , oggi di ancor più grande utilità vista la fitta rete di contatti e relazioni di , anche a carattere virtuale, in cui siamo quotidianamente immersi.
Questo lavoro su noi stessi svilupperà da subito l’osservazione del giudizio, analizzato come una piccola separazione dal resto e ci indicherà dove ci stiamo allontanando, dividendoci da un tutto che in realtà non ci tiene mai divisi.

Primo specchio

“Il primo specchio esseno, è quello della nostra presenza nel momento presente.”

Questo specchio ci indica l’importanza della consapevolezza di essere vivi:
avere un corpo, un cuore che batte e un respiro.
Per usare un termine moderno potemmo dire che riguarda la nostra fisiologia .
Per la prima volta, infatti, iniziamo a portare attenzione al nostro ritmo vitale.

Attraverso esercizi di presenza o antiche tecniche come lo Yoga il Tai Chi o altre tecniche specifiche saremo in grado di prendere sempre più coscienza del
mondo esterno come un’impressione interna.

Considerando gli specchi esseni un vero e proprio percorso, questa prima tappa di ascolto e conoscenza del nostro corpo, è essenziale per svolgere il lavoro con i successivi.

Secondo specchio

“Il secondo specchio esseno, dei rapporti umani, ha una qualità simile alla precedente ma è un po’ più sottile.

Anzichè riflettere ciò che siamo, ci rimanda ciò che noi giudichiamo nel momento presente.”

Mentre nel primo specchio si svolge un lavoro di auto-osservazione, il secondo prevede l’osserv-azione di ciò che giudichiamo negli altri come qualcosa che non riconosciamo di noi.
Questo specchio ci fa capire quanto siano importanti gli altri per conoscere noi stessi.

Ogni volta che interagiamo con qualcuno e osserviamo le nostre reazioni, facciamo un passo evolutivo insieme.
Osservarci mentre difendiamo il nostro giudizio nei confronti di qualcuno, ci porta a capire l’inutilità dell’emozione provata.
Quando riusciremo a comprendere che se qualcosa non ci piace non abbiamo bisogno di combatterla, smetteremo di dargli forza.
In questo modo interrompiamo la perdita di energia vitale verso situazioni che non amiamo, conservandole per il nostro ordine interiore.

Osserviamo nel momento presente ciò che stiamo giudicando: se proviamo un’emozione, tipo rabbia o risentimento, ciò che stiamo giudicando ci ha resi suoi schiavi.
Se invece riusciamo a liberarcene con un sorriso, siamo nella condizione di discernere e andare oltre.
Liberi di vivere eventi che ci fanno provare emozioni superiori.
Se sono una persona che normalmente tende ad arrabbiarsi, devo fare riferimento a questi due specchi.
“Voglio migliorare questo aspetto di me che non mi piace e mi fa stare male.”

Partiamo dalla certezza che tutto accade nel presente.
Quando ci arrabbiamo, l’unica certezza che abbiamo è essere arrabbiati in questo preciso momento.
Questa consapevolezza appartiene al primo specchio (sono vivo – provo un’emozione).
L’analisi e il lavoro sull’arrabbiatura appartengono al secondo specchio. Non è l’evento in sè a farmi arrabbiare, ma è come lo leggo.
L’arrabbiatura è dentro, ed è legata a qualche meccanismo che non controllo completamente. Non è “colpa” della persona se mi arrabbio, ma non è neanche “colpa” mia.
Dobbiamo solo comprendere i ruoli del gioco e trasformare le emozioni che l ‘evento ci suscita:
“La differenza tra osservazione e giudizio è che nella prima siamo “spettatori” attivi, cioè osservando compartecipiamo alla crescita del nostro mondo e siamo in grado di discernere (assenza di giudizio); nella seconda entra in gioco un’emozione che ci separa dal tutto e chiude temporaneamente i canali di comunicazione.”

Terzo specchio

“Attaverso la saggezza del terzo specchio ci viene chiesto di ammettere la possibilità che, nella nostra innocenza, noi rinunciamo a delle grosse parti di noi stessi, per poter sopravvivere alle esperienze della vita. 
Possono venir perse, senza che noi ce ne rendiamo conto, o forse le perdiamo consapevolmente o ancora ci vengono portate via da coloro che hanno un potere su di noi.”

Questo specchio analizza l’entrata in scena delle nostre vite di persone dalle quali ci sentiamo inspiegabilmente attirati.

Potrebbe anche a volte sembrare una sorta d’innamoramento, ma non lo è. Questa attrazione, analizzata a fondo, nasconde una grande verità: la persona in questione mi mostra delle parti di me che sono andate perdute nel corso della mia vita.

Viene e mi ricorda chi sono.

A cosa sono destinato.

A una mente poco attenta, come detto, potrebbe sembrare un sorprendente innamoramento, una “cotta” improvvisa, un colpo di fulmine.

Questo rapporto potrebbe invece essere l’inizio di una grande amicizia o di una fase di vita di grandi condivisioni, dove non è importante se l’altro sia uomo o donna. Non è una questione di sesso, ma di messaggio.

Cosa quella persona mi ricorda di me?

Cosa di quella persona ammiro?

Che ricordi mi affiorano con questo rapporto?

Con queste domande arrivo a capire cosa ho perso per strada e perchè ora la vita me lo ripropone ancora di fronte.

Sentirò un’alchimia, una vibrazione potente che mi porta a nuove sensazioni di unità, d’interezza. La nostra vita è fatta di esperienze, di scelte e di rinunce, e queste ultime a volta ci portano troppo fuori dalla strada che ci siamo prefissati.

Il terzo specchio si presenta per ricordarci:

– dove abbiamo cambiato strada per nostra scelta
– quali allontanamenti sono stati imposti da ritmi di vita
– quali persone si sono impossessate (per nostra assoluta concessione) di parti importanti del nostro tempo.

Il nostro libero arbitrio, sommato al nostro discernimento, ci farà compiere le scelte che riteniamo più opportune per la nostra evoluzione.

Quarto specchio

“Il quarto mistero dei rapporti umani, ci permette di osservare noi stessi in uno stato di dipendenza e compulsione.
Attraverso la dipendenza e la compulsione, noi rinunciamo lentamente proprio alle cose a cui teniamo di più.
Cioè mentre le cediamo, poco a poco vediamo noi stessi lasciare le cose che più amiamo.”

Le nostre dipendenze possono essere delle gabbie perenni nelle quali ci rifugiamo pur di non prendere contatto con delle parti più grandi di noi.
Ognuno di noi può smascherarsi facilmente se lo vuole, basta analizzare i comportamenti di dipendenza e compulsione che abbiamo nella nostra vita, capire come e quanto interferiscano a disturbare il raggiungimento di sereni equilibri o addirittura possano rappresentare un rifugio-fuga per paura di questa nostra immensità e grandezza interiore.

Tutta una parte di crescita nella nostra vita può venire sottratta quando non c’è equilibrio.
Subentra un abuso di abitudini e meccanismi condizionanti che ci possono addirittura allontanare dalle persone che ci amano, ci tolgono energie vitali per i nostri scopi e le nostre aspirazioni più alte, e rischiano di azzerare
il valore interiore al quale ognuno di noi può accedere. Questi abusi – se portati all’eccesso – ci portano fuori asse e ci lasciano fuori asse.
Gli esempi sono molteplici, ed è molto importante riconoscerli quando sentiamo che si fa spazio uno squilibrio forte nell’uso che LORO fanno di NOI:

– Alcool – Nicotina – Droghe leggere e pesanti – Farmaci – – Dipendenze emotive – Sesso

– Cibo – Denaro e molto alro

. Ognuno di noi con una osserv-azione neutra di Sè, può arrivare a capire – se lo vuole davvero – dove si sta boicottando da solo, dove condiziona la sua vita, dove perde delle energie, dove si racconta delle scuse, dove recita un ruolo, dove esagera, dove non mette Amore.
Qual’è il blocco reale che impedisce una situazione di vita migliore?

La volontà è sempre il primo passo per rendersi liberi da tutti i legami tossici e pericolosi.

Quinto specchio

Il quinto specchio esseno, è forse il più potente in assoluto, perchè ci permette di vedere meglio e più profondamente degli altri la ragione per cui abbiamo vissuto la nostra vita in un dato modo.
Esso rappresenta lo specchio che ci mostra i nostri genitori nel corso della nostra interazione con loro. 
Attraverso questo specchio ci viene chiesto di ammettere la possibilità che le azioni dei nostri genitori verso di noi riflettano le nostre credenze e aspettative nei confronti di quello che potrebbe configurarsi come il più sacro rapporto che ci sia dato di conoscere sulla Terra e cioè il rapporto fra noi e la nostra Madre e il nostro Padre Celeste, vale a dire con l’aspetto maschile e femminile del nostro creatore, in qualunque modo lo concepiamo.”

Il primo rapporto (simbolo) che approfondiamo appena arrivati nel nostro Universo, è quello con i genitori. Una teoria basata sull’epigenetica (la scienza che studia e mette in relazione mente, coscienza, anima e spirito con le percezioni extrasensoriali) dice che al momento della nostra nascita noi sappiamo già chi sono i nostri genitori, li abbiamo addirittura scelti! Già questa notizia può da sola sconvolgere meccanismi di approccio alla nostra vita e dare nuova luce ai motivi reali per cui si vive. Se li ho scelti IO, è fondamentale avere una relazione armonica con loro. Per armonia NON si intende la condivisione d’idee ed esperienze (o l’accettazione della loro visione delle nostre vite, ma semplicemente l’aver accettato che il loro unico compito era quello di metterci al mondo.

Lasciarli in pace, senza giudizi e lamentele, e farci lasciare in pace è espressione di maturità animica. Non possiamo avere buone relazioni con un partner se non affrontiamo questa integrazione di ruoli dei genitori. Il rapporto col partner sarà sempre segnato da un eventuale irrisolto che ho nei loro confronti. Nostro padre rappresenta la nostra esperienza con il maschile e nostra madre con quella femminile. A livello spirituale il primo rappresenta l’interazione con il Padre Celeste, il Creatore, l’immanifesto; il secondo, quello che abbiamo con la Madre Terra, rappresenta il lato fisico, il Creato, il manifesto. Il percorso che ci siamo scelti passa attraverso l’accettazione di tutto ciò che è. L’accordo non prevede esclusioni o rifiuti perchè l’amore non conosce il giudizio; ma allora come mi comporto se, ad esempio, ho avuto genitori oppressivi oppure esageratamente protettivi, violenti o molto esigenti?

La risposta è nella domanda stessa.

Se giudichiamo i nostri genitori rimaniamo legati a loro.

Osservarli solo in quel momento li mantiene costantemente in quel modo. Il giudizio è ingannevole poichè sottile. Anche farsi solo un’idea ci porta già sulla soglia del giudizio.
La vita è la possibilità di sperimentare e superare i limiti autoimposti che creano sbarramenti alla nostra evoluzione. Il rapporto simbolico che ho con mia madre è riflesso nella mia quotidianità, è la chiave per capire il mio rapporto con la materia, con il piano fisico; mentre quello con mio padre equivale all’approccio che ho con la spiritualità, con il Divino, con l’universo stesso. I genitori sono il primo segno da cui far partire la nostra ricerca interiore. Non dobbiamo commetter l’errore di voler perdonare i nostri genitori perchè è il modo sbagliato di interpretare il simbolo. Il perdono ci pone su un piano di superiorità nei loro confronti. Il perdono è un compito divino e il volerlo attuare nei confronti di chi ci ha creato è una contraddizione. L’unico essere che possiamo perdonare siamo noi stessi. I nostri genitori sono simboli archetipali delle nostre energie maschili e femminili ed è molto importante armonizzare il rapporto con loro per equilibrare le nostre energie vitali, per trovare il nostro centro.
Il genitore che ci dona la vita, è un compagno di viaggio, ha un suo ruolo che noi dobbiamo comprendere. Entrare con pazienza nell’accettazione, lavorare ogni giorno con amore sul nostro rapporto familiare, porta velocemente alla risoluzione di freni fastidiosi che tengono le nostre ali legate. Quando comprendiamo che esiste una strada più alta alla quale accedere, questa integrazione avviene spontaneamente. La serratura creata dalla personalità si scardina con la volontà e senza impazienza, togliendo pessimismo e scoraggiamento. Così il genitore smette di essere ruolo e diventa persona.

Sesto specchio

“il sesto specchio esseno dei rapporti umani ha un nome abbastanza infausto, infatti gli antichi lo chiamarono: l’Oscura notte dell’anima. Ma lo specchio in sé non è necessariamente altrettanto sinistro come il suo nome. Attraverso un’oscura notte dell’anima, ci viene ricordato che la vita tende verso l’equilibrio, che la natura tende verso l’equilibrio e che ci vuole un essere estremamente magistrale per bilanciare quell’equilibrio.”

Il percorso degli specchi ci porta a questo sesto passaggio riguardante un particolare tipo di rapporto, che fino ad ora abbiamo analizzato in maniera velata: Il rapporto con noi stessi.

L’oscura notte dell’anima è un nome che richiama ancestrali paure e in effetti è proprio il ponte di passaggio tra paura e coraggio per la sublimazione della nostra crescita interiore.
Operare un distacco dal mondo così come lo conosciamo richiede certo volontà, richiede sforzo, richiede cor-agio. Quanto più ci amiamo, più questo passaggio è alleggerito. Se le nostre paure, i nostri mostri da sconfiggere sono molti e le ombre che abbiamo dentro sono pressanti, la notte oscura sarà un’esperienza forse dolorosa. Se lasciandoci andare ci poniamo in una situazione di amore, accetttazione, distacco consapevole e osservazione, tutto sarà più rapido e per certi versi anche prezioso.
L’ombra è la nostra parte inconscia.

Il nostro territorio inesplorato, il bosco buio dal quale ci teniamo alla larga perchè non sappiamo cosa possa nascondere.
Tenere lontano quello che ci fa paura è quello che ci fa stare tranquilli. Anche le navi sono tranquille nel porto, ma non è per rimanere nel porto che sono nate.
Devono uscire, affrontare il viaggio, le tempeste e poi la quiete. Dobbiamo passare nella nostra ombra.
Affrontare la nostra parte non illuminata nasconde una crescita non paragonabile ad altro. L’ombra, proprio perche rimane non affrontata e nel buoio, agisce indisturbata e condiziona molti dei nostri comportamenti. Il solo fatto che i nostri comportamenti siano ormai meccanicamente plasmati su dei corridoi sicuri che evitano l’oscurità, non può significare che questa, ai piani inferiori, non agisca comunque costantemente per distruggere e mantenere spenti i nostri piani più alti, i nostri obiettivi nascosti, le nostre aspirazioni sepolte. Saperla riconoscere riequilibra le forze al nostro interno, la famosa armonia degli opposti. Se non ci occupiamo noi della nostra ombra, prima o poi sarà lei a farsi viva nei modi più inaspettati, attraverso le emozioni inferiori, libere di fare di noi quello che noi gli permettiamo.

Entrare in contatto con il nostro lato buio è il rapporto più intimo e fruttuoso che possiamo vivere in vita.

L’ombra è una fedele compagna che ci segue sempre, è molto silenziosa e aspetta solo noi per essere liberata. Una volta compiuto il salto nel buio ci si accorge che non si cade da nessuna parte. Siamo sempre qui, siamo sempre noi ma con una consapevolezza di noi più alta. La certezza di avere fatto quel passo!

Passare dentro la nostra ombra ci libera.

La notte oscura ci traghetta verso il nostro equilibrio, è una risorsa preziosa per la nostra evoluzione personale. Il potenziale energetico della nostra forza interiore viene trasmutato con l’utilizzo consapevole della luce ed esplode all’esterno.

Ci viene chiesta la possibilità di affidarci a noi stessi.

Dietro la notte oscura si cela l’apertura del cuore.

Settimo specchio

“Il settimo specchio esseno era il più sottile e, per alcuni versi, anche il più difficile. È lo specchio che ci chiede di ammetter la possibilità che ciascuna esperienza di vita, a prescindere dai suoi risultati, è di per sè perfetta e naturale. A parte il fatto che si riesca o meno a raggiungere gli alti traguardi che sono stati stabiliti per noi da altri, siamo invitati a guardare i nostri successi nella vita senza paragonarli a niente.
Senza usare riferimenti esterni di nessun genere.”

Quale immensa libertà nel riconoscere in tutte le meraviglie del Creato che tutto è perfetto così com’è! Questo settimo specchio è anche il punto di arrivo (e di ripartenza) di un percorso articolato in sette punti. E dove c’è un sette, dietro si nasconde il messaggio (simbolo) di una crescita interiore che sfocia sempre nell’accettazione della perfezione. Questo è lo specchio più ampio dei sette, nel quale l’intero Creato diventa Uno e finalmente è riconosciuto come vibrazione nel mio mondo interiore.
Tutto è dentro di me e Tutto è perfetto. L’IO diventa l’unico punto di riferimento certo, grazie ai risultati che raggiungiamo. Dopo aver davvero affrontanto e integrato un’esperienza o un dolore, questo non si ripresenta.

Nessuno potrà spiegare meglio di noi la nostra verità, poichè è la strada che avevamo scelto fin dall’inizio e l’abbiamo affrontata. In conclusione a rafforzare il potere che conseguiamo da questo interiore lavoro alchemico.

Gregg Braden infine amplia i sette specchi dei rapporti con due importanti integrazioni:

La compassione e la benedizione

La principale difficoltà lungo questo cammino di risanamento è quella di sfuggire alla logica della polarità e della separazione. La compassione in tal senso ci mette su un piano di uguaglianza e rispetto della vita, di ogni vita. La compassione ci rende liberi dal giudizio, dalla lamentela e dai sensi di colpa inutili e, in questa prospettiva, trascende la scienza, la religione e l’antico misticismo.
Diventa una sorta di nuova saggezza che non ha ancora una definizione.

Buon cammino

Tratto da La Matrix Divina di Gregg Braden

 


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