Viviamo in un mondo di maschere nel quale è sempre più difficile dire quello che si pensa, c’è bisogno di tanto coraggio e spesso si viene etichettati come persone non-comuni, non conformi, fuori dalle regole.
Ma perché è cosi difficile mostrarsi per quello che si è?
La risposta è che “ Nella varietà dei rapporti interpersonali entrano in gioco dei bisogni personali che interagiscono in modo complesso”
“ Tutto ciò che è fatto per amore è sempre al di là del bene e del male.”
– Friedrich Nietzsche –
In questa famosissima citazione, il filoso non metteva in dubbio la forza dell’ Amore, ma di quello che lo guida. L’amore da solo non è sufficiente a garantire un relazione felice, in quanto entrano in gioco delle pulsioni umane che ne impediscono il libero fluire.
Non vi è dubbio infatti che Giulietta e Romeo fossero fortemente innamorati, ma la loro storia finì in tragedia.
Ogni volta che una nostra azione si riflette sugli altri , ci sentiamo colpevoli o innocenti.
Così come l’ occhio distingue continuamente tra luce e buio, anche un organo interno invisibile discrimina sempre tra ciò che ci aiuta e ciò che invece ci danneggia. Quando facciamo qualcosa che rischia di mettere a repentaglio o distruggere i nostri rapporti, ci sentiamo in colpa , mentre quando riusciamo a farli crescere, ci sentiamo liberi dai sensi di colpa, ovvero innocenti.
In questo modo, i nostri sentimenti di colpa e di innocenza danno vita ad un movimento della coscienza personale che non necessariamente ci orienterà verso i più alti valori morali.
In definitiva, il forte legame con i gruppi necessari alla nostra sopravvivenza alimenta in noi sentimenti
di colpa e di innocenza, che molto spesso ci rendono ciechi verso ciò che è bene e ciò che è male,
1) Il bisogno di sentirsi parte di qualche cosa, di avere cioè dei legami forti
2) Il bisogno di avere un equilibrio tra il dare e il ricevere
3) Il bisogno di salvaguardare le convenzioni e le abitudini sociali, ovvero l’ ordine sociale.
Avvertiamo questi tre diversi bisogni con l’urgenza di una pulsione e di una reazione istintiva, essi ci sottopongono a forze che ci sfidano ed esigono la nostra collaborazione, che ci contengono e ci controllano.
Tali forze limitano le nostre scelte, che ci piaccia o no , ci spingono a raggiungere obiettivi in contrasto con i nostri desideri e piaceri personali.
Su questa pulsione fortissima, su questo ordine di appartenenza si basa tutta la struttura della società, e delle regioni ( da re-legare) del mondo del lavoro e dei sistemi familiari, trasgredire a quest’ordine vuol dire essere ribelli, e rischiare di essere discriminati ed allontanati del proprio gruppo.
Per questo è così difficile andare contro la volontà e le regole del sistema di appartenenza.
Ecco quindi che quello che dovrebbe essere un vantaggio, un pregio, ossia dire la propria verità in coerenza con i propri valori e la propria essenza diventa in realtà una “scomodità” per il sistema, e anche per chi ogni giorno si è abituato ad indossare un ruolo preciso, in una sorta di commedia il cui copione diventa la propria vita.
Si decide allora di indossare una maschera, per adattarci a persone, eventi e luoghi.
Queste maschere sono frutto delle paure ereditate geneticamente da chi ci ha preceduto in questa società, nella quale esiste la paura tangibile di risultare inadeguati se si è sinceri, paura di essere derisi, di rimanere soli, emarginati.
Ecco perché ci vuole coraggio per dire quello che si pensa, perché bisogna abbattere questa paura ancestrale, la paura di restare soli, la paura di non essere capiti, la paura del giudizio o di ritorsioni nei propri confronti.
La crisi economica e una competitività sempre maggiore nel mondo del lavoro dove i capi e i dirigenti , vittime a loro volta del sistema , alimentano la paura, ed i social network in si cui indossa sempre di più una maschera di finta felicità acuiscono ancora di più il problema.
Ecco allora, sempre più presenti, tutti quegli atteggiamenti di “facciata”, le frasi di circostanza, l’essere carini con tutti, gentili, sempre disponibili, mai una parola fuori posto, che adeguano l’ individuo alle strutture sociali ma lo allontanano sempre di più de stesso rendendolo sempre più simile ad una automa.
Inoltre indossare una maschera per ogni occasione così come il mentire comportano, uno sforzo, che si si traduce in un dispendio di energia inutile, perché lo scopo non è reale, bensì fittizio.
Si indossa la maschera per fingere di essere reali, veri, genuini, quando in realtà la verità consiste nel coraggio di essere come siamo e nel dire ciò che pensiamo, senza maschere!
E quindi cosa si può fare per uscire da questa situazione?
Il primo passo fondamentale è rendersi conto della nuova realtà, sapere che non si è liberi ma vittime di pulsioni che rendono schiavi delle aspettative altrui, deve portare all’ assunzione della responsabilità della propria vita, e incominciare a risvegliarsi
esattamente come quando ci risveglia la mattina dopo brutto un sogno.
Poi iniziare un cammino di cambiamento, le strade possono essere tante, e tutte guardano alla libertà, per farlo l’ ostacolo più grande superare è la paura.
Ci vogliono volontà impegno e disciplina ma il premio è esaltante essere liberi di esprimersi ed amare per quello che si è.
Quando si incomincia a smettere di indossare le maschere per piacere sempre agli altri, per essere alla moda, per non venire tagliati fuori dal gruppo e si abbandona la paura di si venire allontanati da chi, non ancora soddisfatto del suo sonno, desidera continuare a dormire,
si diventa liberi e autentici e l’ autenticità di una persona dopo un po’ viene percepita dagli altri che e incominceranno a seguirti , il tuo magnetismo aumenterà e ti troverai circondato da persone che ti stimano e ti ammirano.
E ricorda :
“Gli uccelli nati in una gabbia pensano che volare sia una malattia.”
– Alejandro Jodorowsky –
Non aver paura di volare
Alberto Albertazzi